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Ogni incontro di Gesù veicola la sua fedele, indistruttibile amicizia con l’uomo. Con ogni uomo

simone di cireneV. stazione – Gesù è aiutato da Simone di Cirene

«Davanti a un amore così disinteressato, colmi di stupore e gratitudine, ci chiediamo ora: Che faremo noi per Lui? … La passione di Cristo ci sospinge a caricare sulle nostre spalle la sofferenza del mondo» (Benedetto XVI, Spe salvi, 39). Caritas Christi urget nos, dice San Paolo.

Questa “urgenza” che pure sentiamo così profondamente conveniente, cozza sempre di più con una dura resistenza, con quella “globalizzazione dell’indifferenza” (Papa Francesco) che oggi sembra avere la meglio nelle nostre società avanzate, ancora così spudoratamente ricche. Per questo la Chiesa, come una madre premurosa, ci educa richiamandoci, in Quaresima, a gesti puntuali di carità. Una carità più fattiva. Più vicini ai più lontani. E, come spesso deve fare una madre con i propri figli, insiste e un pochino ci forza in questa direzione: «Gli misero addosso la croce, da portare dietro Gesù» (Lc 23,26b).

Esporre il nostro bisogno all’altro e aprirci al bisogno dell’altro, soprattutto condividerne la croce, non ci viene spontaneo, ci costa fatica. Eppure, afferma acutamente Papa Benedetto, dalla com-passione nasce la con-solazione (stare con uno che è solo). L’uomo non può sostenere da solo la prova del dolore. Dio per primo ha patito con e per lui, indicandogli la strada della caritas. Ama colui che ama per primo.

Card. Angelo Scola

Duomo di Milano, 10 Marzo 2015

Martedì della terza settimana di Quaresima