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Solo la Croce, o meglio il Crocifisso, rende accessibile il dono della salvezza a tutta l’umanità

giotto«Innalzato da terra attirerò tutti a me» (Gv 12,32).

E qualche attimo prima, in una sorta di testamento spirituale, con quel tono struggente intimo e doloroso di chi sa che ormai la sua ora è giunta, Gesù aveva detto ai suoi: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).

La croce ha una strana, potente fecondità. Chi subisce lo scandalo della croce è umanamente comprensibile ma, ci ha ammonito Papa Francesco con severità, non è cristiano: «… senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi ma non discepoli del Signore» (Omelia al Collegio cardinalizio, Cappella Sistina, 14 marzo 2013).

Solo la Croce, o meglio il Crocifisso, rende accessibile il dono della salvezza a tutta l’umanità.

L’attrattiva di Gesù Crocifisso, di cui parla San Giovanni, non è ovviamente un’attitudine masochistica a soffrire come aveva sostenuto Nietzsche quando, esprimendo tutto il suo disprezzo, aveva definito la Croce “l’albero più velenoso di tutti gli alberi”, “una maledizione per la Vita” (in Ecce homo, Dioniso contro il Crocifisso).

La forza attrattiva di Cristo sulla Croce è la forza del dono totale di sé per amore. «Forse che fine della vita è vivere? – dice il vecchio Anna Vercors, portando tra le braccia il corpo morto della figlia Violaine, uccisa per gelosia dalla sorella – Non vivere ma morire e dare in letizia quel che abbiamo. … non digrossar la croce ma salirvi, e dare in letizia ciò che abbiamo. … Che vale il mondo rispetto alla vita? E che vale la vita se non per essere data?» (P. Claudel, L’annuncio a Maria).

 

Card. Angelo Scola

Duomo di Milano, 3 Marzo 2015

Martedì della seconda settimana di Quaresima